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L'approccio gestaltico

The Full Story

L'approccio gestaltico si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un'azione o di un comportamento.

La psicoterapia della Gestalt Therapy è un metodo psicoterapico post-analitico che integra in una sintesi unica i modelli corporei, esperienziali, del profondo, di gruppo e familiari. E’ nata negli Stati Uniti negli anni ’50, grazie alle intuizioni dello psicoanalista tedesco Frederick Perls, della moglie Laura Posner e di un gruppo di intellettuali statunitensi, tra cui Paul Goodman e Isadore From.

Ogni esperienza non può che avvenire al confine di contatto tra “un organismo animale umano” e il suo ambiente. Ed è proprio ciò che avviene in questo confine ad essere disponibile alla nostra osservazione e all’intervento terapeutico.

Secondo la psicoterapia della Gestalt Therapy, ciò che cura non è la comprensione razionale e quindi il controllo del disturbo, bensì il sentirsi riconosciuti nella intenzionalità di contatto verso l’altro significativo.

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(Friz Perls)

Questo approccio porta nel campo della clinica e del rapporto persona/società i valori estetici, il rispetto per la creatività individuale e il riconoscimento della bellezza insita nel relazionarsi umano. L’arte della psicoterapia della Gestalt Therapy include l’improvvisazione, la creatività, la poesia, come parola essenziale che nasce dal corpo.

La psicoterapia della Gestalt Therapy si applica al singolo, alla coppia, alla famiglia, al gruppo, alle organizzazioni.

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La storia e le origini

La psicoterapia della Gestalt Therapy si inserisce tra le terapie umanistiche.

Nasce a New York, nel 1950 circa, dalle intuizioni di Friedrich Perls, uno psicoanalista ebreo tedesco, emigrato negli Anni Quaranta per motivi razziali in Sudafrica e poi negli Stati Uniti, e per opera di un gruppo di intellettuali statunitensi, profondi conoscitori della psicoanalisi, che elaborò le intuizioni di Perls.

Di essi citiamo i nomi di maggiore spicco: Paul Goodman, Laura Posner (moglie di Perls), Isadore From, Paul Weisz, Lotte Weisz, Elliott Shapiro, Allison Montague, Sylvester Eastman.

La nascita della psicoterapia della Gestalt ha creato una sintesi creativa di varie correnti culturali, filosofiche e psicologiche, che nel dopoguerra rivelarono con pienezza nuovi paradigmi culturali.

Oltre alla psicologia della Gestalt, di cui Friedrich Perls aveva avuto esperienza diretta quando era stato assistente di Goldstein, e alla psicoanalisi, contribuirono alla formulazione del suo pensiero le esperienze di analisi individuale con:
– Wilhelm Reich (Salonia-Spagnuolo Lobb, 1988) e con Karen Horney (Salonia, 1990; Cavaleri, 1990; 1991);
– la teoria di Otto Rank sulla centralità della controvolontà per la crescita differenziata e creativa della persona umana (Rank, 1932; Muller, 1991; Davidove, 1993);
– l’Olismo nella teorizzazione di Jean Smuts (Robine, 1993);
– l’Esistenzialismo e la Fenomenologia, a cui Perls fu addestrato da Isadore From (Rosenfeld, 1987);
– le filosofie orientali, in particolare lo Zen.

Friedrich Perls, inserito nel fervore degli studi della psicologia della Gestalt, e partendo da una insoddisfazione verso la teoria freudiana dell’Io, intuì che l’introiezione termina il proprio compito evolutivo fondamentale molto prima di quanto avesse teorizzato Freud e indicò nello sviluppo dei denti (fase dentale) l’evidenza fisiologica di tutto ciò.

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Infatti, se la suzione del latte materno da parte del neonato crea (o sostiene) la capacità umana – a livello fisiologico e psicologico – di introiettare, lo sviluppo dentale deve pure creare (o sostenere) una capacità fisiologica e psicologica del bambino, ovvero quella di destrutturate sia il cibo che la realtà, di aggredirli per poterli poi assimilare (se nutrienti), o rifiutare (se nocivi).

La capacità di masticare e di mordere, che nasce nell’organismo con lo sviluppo dentale, dà assoluto rilievo all’aggressività in un momento evolutivo significativamente anteriore a quello teorizzato da Freud.

Inoltre, l’aggressività stessa venne intesa da Perls in termini positivi, di sopravvivenza e di crescita fisica ed esistenziale dell’organismo: il naturale attualizzarsi della spinta all’autorealizzazione

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La prospettiva positiva dell’impulso all’auto-attualizzazione di Goldstein influenzò in maniera fondamentale il pensiero di Perls, che si poneva quale modalità di superamento del dualismo presente nella metapsicologia freudiana tra impulsi dell’individuo e necessità dell’organizzazione sociale. Infatti, dal momento che l’individuo è soggetto che destruttura e ristruttura, gli si apre la possibilità concreta di vivere nel proprio mondo con pienezza (Spagnuolo Lobb et al., 1996).

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L’atteggiamento del terapeuta, secondo la Gestalt, sostiene l’aggressività della differenziazione, si colloca nel ruolo di cura, resta al confine di contatto con i sensi, più che con categorie mentali.

Lo scopo della cura è che il paziente ripristini la spontaneità nel contattare l’ambiente.

Secondo la psicoterapia della Gestalt Therapy, ciò che cura non è la comprensione razionale e quindi il controllo del disturbo, bensì qualcosa che ha a che fare con aspetti processuali ed estetici.

La cura consiste nell’aiutare il paziente a vivere pienamente rispettando la propria innata capacità di regolarsi nella relazione, e non solo a livello verbale, ma soprattutto a livello di spontanea attivazione delle strutture neuro-corporee preposte alla vita di relazione.

La spontaneità è l’arte di integrare la capacitá di scegliere deliberatamente (ego-function) con due tipi di sfondi esperienziali: le sicurezze corporee acquisite (id-function) e le definizioni sociali – o relazionali – di sé (personality-function). Lo scopo ultimo della relazione terapeutica è che il paziente si senta interessato alla vita, con il permesso di essere creativo nel gruppo sociale di cui fa parte (Polster, 1988; Spagnuolo Lobb- Amendt Lyon, 2003). Ciò si applica non solo al setting individuale, ma anche a quello di coppia, a quello familiare o di gruppo. Riassumere l’evoluzione della prassi gestaltica in poche righe non è certamente possibile. Per una trattazione sistematica rimandiamo a Polster-Polster (1986), Yontef (1993), Spagnuolo Lobb (1990; 2003b).

Etimologia della parola gestalt:

Gestalt” è una parola tedesca che corrisponde al significato di “struttura unitaria”, “configurazione armonica”. Questo termine è legato a due correnti di ricerca, nate in periodi e con obiettivi diversi: 
– la psicologia della Gestalt, una scuola teorica tedesca che negli Anni Venti ha studiato la percezione;
– la psicoterapia della Gestalt Therapy, una scuola clinica post analitica, sviluppatasi negli Stati Uniti negli Anni Cinquanta, nell’ambito delle psicoterapie umanistiche.

Tuttavia, come vedremo, il fatto che queste due scuole siano accomunate dal nome “gestalt” non è casuale.

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(Gloria)

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Metafora percettiva del concetto Figura-Sfondo

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