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Madre

  • lorenzopriorepsico
  • 17 ott 2013
  • Tempo di lettura: 1 min

Madre A volte, madre, questa tua presenza, che so certa e impossibile, mi uccide, e ti chiedo perdono scavando nella croce consumata delle tue mani stanche, fatte a brani dai giorni che dileguano, invocando dal buio la cara voce, madre antica e immanente, che profumi di terra e di limoni, che sgrani i tuoi rosari e i tuoi destini tra gli effluvi del mare e delle rocce. Madre che mi riposi tra i capelli e col segno del dito mi zittisci, che non ci senta il Dio che ti ha chiamato e ti rinchiuda nella conca eterna del tempo e dello spazio, da dove a notti evadi per portare parole a questo figlio così strano e ostinato, che non vuole accettare la tua morte. Fuori rintocca l’ora del campanile di lontane infanzie, come se fosse già tempo di semina . Ma i frutti dolci son già maturi: li coglierò per te, per deporli nel cavo di una lacrima sul nome tuo sconfitto dal silenzio. Sezione 2 a tema libero Adolfo Silveto 2° Classificato Boscotrecase (Napoli)

 
 
 

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