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La mia bottiglia di rosso

  • lorenzopriorepsico
  • 17 ott 2013
  • Tempo di lettura: 1 min

La mia bottiglia di rosso Non temo il freddo. Ho la mia bottiglia di rosso e una gran voglia di salpare, voglio salpare con una barca di luna brulicante di musica come l’ape alle uve, voglio navigare la mia coppa come Ulisse inebriato dal sangue del suo ciato stillante. E mi è universo la casa, cattedrale di luci,e sono spada dell’arcangelo. Questa terra genera salmi di grappoli e ti parlo di vastità di tralci, cieli di tralci più alti del respiro. La stanza non vuole essere più stanza ma vigna assoluta,profumo di vendemmie, memoria di donne dagli occhi saraceni. I padri dei nostri padri nacquero ai torchi e scrissero versi col tepore dei grappoli, cerco il segreto delle loro alchimie ma il mio inchiostro non sa l’estro del vitigno. Osservo il bicchiere di porpora e il bicchiere mi osserva, con stille tremolanti sulle labbra. Ho voglia di neve nel vino e di un pane caldo e un profumo di fichi nella sera accucciata accanto al fuoco come una gatta che gioca col silenzio. Sii quello che sei, sincero e prezioso, tingimi di vermiglio la tunica dello stomaco, inebriami dei canti del tuo ardente idioma. Me ne frego del freddo. Ho la mia bottiglia di rosso che scalda letizia di parole e splende dolce libellula in volo. Sezione 1 a tema fisso 4° Classificato Caso Giovanni Siano (Salerno)

 
 
 

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