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Il tascapane e la bottiglia

  • lorenzopriorepsico
  • 17 ott 2013
  • Tempo di lettura: 1 min

Il tascapane e la bottiglia E lo ricordò il nonno, il berretto di lana grezza il vento d’erba alle caviglie quando all’alba partiva col tascapane e la bottiglia fumando di spalle nelle chimere dell’estate il carretto che cigolava piano, come cicala appesa all’albero dei ladri e la ricordo la strada dell’alpe in salita annodata al filo di una mezzeria le ore che cadevano come mele rosse dal taschino il pane fragrante spezzato a mezzogiorno e la bottiglia del buon Chianti rosso nettare di Dio assaporato tra i soffioni insieme ai cuculi che cantavano la vita scendeva piano in gola quel sorso cristallino voglioso, scompigliato al cuore sussiego di piuma in onda zampillo in conio d’opale profumato di mora e lampone poi arrivava l’ultima illusione della sera il ritorno col carico di legna e di fascine a contare gocce di luna tra le viti l’ultima stilla del suo Chianti, assaporata piano, era il compenso di un suonatore stanco in quel porto dell’anima dove niente può morire. Al buio lucciole danzavano in frenesia sopra il rosmarino. L’ultima stilla era la favola più bella. Sezione 1 a tema fisso 4° cLASSIFICATO Monari Tiziana - Prato

 
 
 

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